I primi cosentini non furono né Siri, né Greci ma indigeni
Primitivi e selvaggi, cacciati in grotte e caveme, essi erano detti Opici od 0st
(da Opi «Terra» = Gea «moglie di Satumo»), uomini cioè nati nella stessa terra
ovverosia originari. Divenuti nomadi, incominciarono a sottrarsi alle intemperie delle stagioni
e alle violenze degli altri uomini.
Strappando alla terra gli alimenti, per via del lavoro e delle colture, si costruirono 
man mano la casa e coltivarono i campi.
Are furono chiamate le prime case sparse sui colli. Arvì, i campi. Aramei
coloni o gli agricoltori.
Il passaggio alla Storia veniva così praticamente compiuto!
Lungo la sponda destra del fiume Crati, partendo da nord eseguendo il per-
corso orario, ci viene davanti, per primo, il colle Triglio.
Su tale altura si ergeva anticamente un tempio, dedicato ad una mitica triade,
formata da Jano, Camesena e Minerva.
Simbolo rispettivamente di potenza, libertà e avvedutezza, 
In seguito, gli dei prendevano la forma di un pesce, la triglia, abbondante nel
nostro paese, per cui al colle fu dato il nome di Trilia, divenuto in seguito Triglio.
Segue il Mussano, così chiamato per essere stato il centro del culto delle muse.
La religione osca ammetteva l’esistenza d’un dio unico, a cui l’uomo, fatto di
fango, giunge in premio dopo una vita di pene.
Qui venivano, in modo particolare, venerate tre dee: Melete, Mneme e Aede,
rappresentanti ognuna la musica, la poesia e il canto.
Teogonia non fantastica, né materiale, ma ideologica: aveva canoni precisi,
che, in seguito, divennero prassi. 
L’arrivo delle muse greche, già presenti al tempo di Esiodo, servì ad ingentilire

i severi costumi indigeni. Furono, invero, ideali di vita: “l’amor proprio, l’one-
stà, il bello, Pagricoltura, la caccia, la scienza, il valore, il commercio di terra, il
commercio di mare, le arti, le lettere, il diritto di conservare e accrescere i beni” 2.
Viene, quindi, il Veneri: denominato in tal modo dal tempio della dea della
bellezza.
“La Venere degli Osci non aveva nulla di comune con la Venere Fenicia, il cui
culto, passato nelle isole di Grecia, valse ad aprire templi alla prostituzione; né

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