Capitale dell'attuale Calabria

Il sec. III è il secolo della maggiore potenza dei Bruzî; essi formano una confederazione indipendente che dal confine nord fra Lao e Turi si stende forse fino all'Aspromonte; ebbero monetazione propria (Garrucci, II, 183); parlavano osco e greco, onde Ennio li chiama bilingues Bruttates. Oltre la capitale Consentia, Livio (XXX, 19) enumeraAufugumBergaeBesidiaeOcriculumLymphaeumArgentanumClampetia e altri populiminori. Sempre in quest'epoca essi strappano ai Greci Tempsa e Petelia; invece Scylacion, Caulonia, Locri, Regium rimasero greche. La loro tendenza a restare sulla montagna e evitare la costa è stata confermata dai recenti scavi di Tiriolo (Notizie degli Scavi, 1927, p. 336).

(Fonte Treccani)

 

 
 
 
tomba bruzia Tiriolo

Tomba brettia a camera di Tiziolo (Catanzaro) – Ph. Local Genius

di Antonella Iacobino (Fonte: http://www.famedisud.it/)

E’ stata restituita alla comunità la tomba a camera brettia ritrovata in località Castaneto, nell’Ager Teuranus (Tiriolo Prov. di Catanzaro) . L’opera monumentale è visitabile. 

 

Ad entrare nel merito delle caratteristiche dell’opera monumentale e degli oggetti pertinenti al ritrovamento è stato Roberto Spadea: “L’opera, attribuibile ad un principe, un cavaliere, o comunque ad un personaggio di notevole rilevanza sociale, ci parla dell’importanza della comunità osco-brettia nell’Ager Teuranus. All’epoca del rinvenimento la deposizione si presentava sconvolta, le ossa umane e il corredo erano infatti sparse su tutta la superficie interna. Tale situazione è probabilmente riconducibile ad una violazione in antico, alla spoliazione e al crollo della struttura, e ad una infiltrazione di acque meteoriche. Sono giunti sino a noi unguentari, alcuni frammenti di strigili in bronzo, un’anforetta frammentaria, parte di uno strumento musicale a fiato in osso, strisce di cuoio, una testina femminile in terracotta, due frammenti ricomponibili di un arto equino in terracotta, chiodi di ferro, elementi in piombo ricomponibili da attribuire a paramenti di cavallo, lame frammentate a un coltello in ferro (cultrum), frammenti di grappe in piombo e metallici, frammenti di ceramica a vernice nera pertinenti ad una coppettina e ad uno skyphos.

Il monumento funebre accolse altre sepolture, in quanto sono stati ritrovati resti ossei umani semi-carbonizzati di altri cinque individui, su cui sono ancora in corso degli studi”. Spadea ha poi parlato della complessità di “un percorso di recupero lungo e difficile”, affrontato e terminato con successo grazie alla collaborazione di molti addetti ai lavori e delle istituzioni coinvolte, ringraziando, oltre che i soggetti sopracitati, anche l’archeologa Agnese Racheli, la geologa Claudia Caruso, che ha curato le analisi petrografiche, Silvana Luppino e Alessandro D’Alessio, direttore e vice direttore del Museo Archeologico Nazionale di Sibari, presenti all’inaugurazione a rimarcare il valore del reperto e l’entità delle operazioni di recupero e valorizzazione. Un restauro conservativo importante, dunque, che Giovanni Riccardi ha classificato tra i più interessanti ed emozionanti della sua carriera e “di cui i cittadini di Tiriolo e tutti i calabresi devono andare fieri”.

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